È dal 1998 che vado, di riffa o di raffa, alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, la più grande e bella al mondo (perché posso raggiungerla in bicicletta da casa).Andarci è un'occasione unica per vedere gli stand di editori lontanissimi, Corea, Brasile, Taiwan, Hong Kong ecc. Quest'anno il paese ospite d'onore è la Grecia, ma il suo stand non era interessante.
Nel corridoio di ingresso ci accoglie Pikachu
All'ingresso si trova sempre la mostra degli illustratori selezionati
Suzy Lee (Corea)
instagram.com/suzyleebooks/ Mostra personale dedicata all'opera di Suzy Lee (Corea), con delle tavole bellissime.
Il Freelance Camp è una incredibile festa del lavoro indipendente, una conferenza informale come piace a me: un momento ascolti un talk, un momento dopo giochi a basket contro dei bambini, il momento ancora dopo incontri qualcunə che ama il Bollettino Boshi. Grazie Freelance Camp.
Due settimane fa siamo tornati a Faenza invitati dal Grusp al nuovissimo evento UX DAY, dedicato, indovina un po’, alla progettazione dell’esperienza utente e al design.
Abbiamo visto dei talk super interessanti, incontrato bella gente, tra cui innumerevoli designer.
La presentazione del Grusp
Con Chiara Scesa e il suo team
Io e Cami mascherati
Claudio Postinghel, ha parlato di alcune soluzioni per allineare un team di designer, sviluppo, marketing, copy e fornendoci anche alcune dritte interessanti su come organizzare i frame nei file di Figma.
Come allineare un team
Come organizzare un bel file di Figma
Filippo Gianessi ha riportato il suo lavoro per Spreaker, dove ci ha mostrato un kanban ben organizzato con esempi di rituali e ricorrenze periodiche per fare avanzare un progetto senza intoppi.
Un kanban ben ordinato e i suoi rituali
Stefano Minoia ci ha parlato di accessibilità e, tra le altre cose, ci ha portato un esempio di linguaggio accessibile con la versione in ‘lingua facile’ del sito del Comune di Bolzano.
Nic Bonora mentre mi spiega la differenza tra un architetto e un geometra dell’informazione.
Dopo 1000 e passa giorni di attesa pandemica siamo finalmente tornati al CSS day, l'evento per web developer organizzato a Faenza, dai ragazzi del Grusp, nel mitico Cinema Sarti.
La cosa bella delle conferenze è che si imparano tante cose, si consolidano conoscenze già acquisite e si rivedono tante persone. Ma la cosa ancora più interessante è conoscerne di nuove.
Un momento del talk di Andrea Verlicchi
In questa edizione
Tra i talk di quest'anno che mi porto a casa (anche perché sono i pochi che da designer ho compreso):
Massimo Artizzu, con una presentazione dal titolo «CSS ci spia». Già qui ha attirato la mia attenzione. In quanto esperto web developer ha mostrato alcuni segreti sulla sottrazione dei dati e il tracciamento nell'Internet che di certo non mi aspettavo. Ansia.
Mentre Andrea Verlicchi ha mostrato alcune tecniche per ottimizzare le immagini per migliorare le performance delle pagine web. Ne aveva parlato anche al nostro Bologna Front End.
Luigi Patricelli ha raccontato di UX design attorno al tema delle form, parlando di estetica, funzionalità e gerarchie.
Io con Claudio Caciagli, co-organizzatore con me del Bologna Front End meetup
Dopo un paio d'anni di stop pandemico è finalmente tornata la Bologna Children's Book Fair, un'imperdibile occasione per fare ricerca visiva (e incontrare alcune vecchie amiche).
Ho preso un po' di appunti fotografici che voglio condividere con te.
la Libreria Internazionale curata dalla Libreria Giannino Stoppani di Bologna
Lo stand della Corea del Sud
Direttamente dalla Seoul International Book Fair, lo stand coreano si è caratterizzato per questa installazione gialla e magenta sommersa di pubblicazioni interessanti (come sempre).
Lo stand coreano
Lo stand di Taiwan
Il più sensazionale, a mio parere. L'idea di ricreare un mercato locale con le varie pubblicazioni in mostra ti porta a continuare a girarci attorno. Per non parlare del logo con il led.
Lo stand di Taiwan
Le bancarelle come espositori
Il logo con la luce led
Randomness
con Lucia Castellani (aka @breadandjam)
«Nella notte di Milano» con le acquaforti di Federica Galli, i disegni di Sarah Mazzetti e i testi di Simone Mosca
con Agnese Baruzzi
«Nowhere girl» di Magali Le Huche
«Des trucs comme ci des trucs come ça» di Bernadette Gervais
La conferenza sul libro «Vota lupo!» di Magali Clavelet
«Le feu au sommet de la montagne» di Julien Billaudeau
Non so molto del fumetto classico, so poco o niente dei personaggi e delle rivalità tra Marvel e DC Comics, ma ogni volta che mi capita di andare a visitare una mostra su un fumettista storico rimando a bocca aperta.
Questo il caso di Jack Kirby. Mostri, uomini, dei, la mostra monografica organizzata da Associazione Hamelin per Bilbolbul 2018, festival internazionale del fumetto. L'ho visitata senza sapere a cosa andavo incontro, da semplice curioso. L'unica cosa che sapevo era che ogni mostra alla Fondazione del Monte, in ogni edizione del festival, si è sempre rivelata valida. L'altra che mi folgorò fu quella bellissima dedicata a Chris Ware per Bilbolbul 2016. E così è stato anche per questa di Kirby.
Come sempre quando vedo le tavole originali di questi maestri è l'enorme precisione nell'usare l'inchiostro, nell'usare i rattoppi e anche l'enorme perizia nel disegnare i caratteri tipografici. Che siano le onomatopee tipo BANG! SWISH! BOOM! oppure i titoli degli episodi, il lettering è sempre molto curato e, ai miei occhi, bellissimo.
Ho raccolto alcuni dettagli che mi hanno colpito in queste foto.
Ieri sono tornato alla meravigliosa Bologna Children’s Book Fair, l’evento di riferimento non solo per chi lavora nell’editoria per bambini e ragazzi, ma anche per chi, come me, è appassionato di illustrazione, libri, grafica. Qui trovi il racconto della mia gita all’edizione 2015.
I miei obiettivi primari sono sempre gli stessi:
visitare la mostra degli illustratori selezionati (76 artisti su 2.901 partecipanti da 62 paesi), quest’anno ha vinto Sarah Mazzetti
visitare lo spazio del Paese Ospite d’Onore (ogni anno c’è un paese del mondo ‘ospite’ delle Fiera che ha uno spazio speciale), quest’anno la Svizzera
fiondarmi a vedere cos’hanno preparato i Coreani (che ogni anni mi fanno impazzire).
Ore 9, all'ingresso, gente da tutto il mondo
Una porzione del famoso «Muro degli illustratori», dove ogni illustratore lascia il proprio recapito
La mostra degli illustratori
Ying-Hsiu Chen (Taiwan), Departure
Anna Sarvira (Ukraine), The cat who lived a million times
Yu-Tung Tai (Taiwan), Pururu
Santiago Wardak (Italia), The recatcher
Holman Wang (Canada), Great job, dad!
L'identità visiva
Quest'anno l'identità visiva della Fiera mi è piaciuta davvero tanto. Il progetto, come sempre diretto da Chialab, quest'anno aveva come protagonista le meravigliose illustrazioni di Masha Titova, vincitrice del concorso illustratori dell'anno 2018. Ogni spazio fisico della fiera (il Caffè degli autori, il bookshop ecc) era caratterizzato da illustrazioni diverse e coordinate tra loro.
Il lavoro di creazione di questo universo visivo è stato raccontato in alcuni pannelli all'ingresso della mostra degli illustratori e in questa pagina web.
Svizzera, paese Ospite d’onore
Quest’anno era la Svizzera ad essere il paese Ospite d’onore, con una mostra e un catalogo dall’identità visiva molto riconoscibile. Allestimento super sobrio, ma efficace, tutto basato sulle lettere dell’alfabeto.
Non ho potuto non comprare il loro catalogo, molto ben realizzato, bella carta e bellissimo progetto grafico. Hanno anche fatto un bel sito per l’occasione bologna2019.ch.
Font svizzero + belle illustrazioni: slurp!
Lo stand Cina
Con una bella mostra di illustratori al suo interno.
Randomness
Personaggini simpatici
Brooom
Ciao draghetto
Il nome più bello
Fondali che renderebbero piacevole anche la più noiosa delle riunioni
Passeggiata nel bosco
All’improvviso Taiwan
Dopo avere visitato lo stand della Corea del Sud, che è sempre stupendo, mi sono imbattuto casualmente nel bellissimo stand di Taiwan, con tanti librini da sfogliare e delle belle tavole in mostra. Non mi aspettavo tanto, l'anno prossimo so già che cercherò non solo la Corea del Sud, ma anche Taiwan.
La mostra di Taiwan
Dino
:-(
Drin!
Alla fine della fiera, in tutti i sensi, sono tornato a casa con tante immagini stupende, stampate su cartoline, libri, poster, borsine. Non mi resta che visitare le mostre in città.
Emmaboshi (abbreviato in E): Grafico post maniera, seconda esperienza di mercati, spaventato
Marco (abbr. M): designer, amico, compagno di stand, veterano di tanti mercati, calmo
Venditore di tovaglie antimacchia (abbr. VT): vicino di stand, esperienza mercati livello Van Damme, viscidezza livello Slimer
Venditrice di tovaglia antimacchia (abbr. VT, sì come il collega uomo, le battute sono intercambiabili): vicina di stand, parlantina livello Bergonzoni vs Vanna Marchi.
Passanti: umanità varia che cammina ininterrottamente per tutta la durata dello spettacolo in tutte le direzioni tra il pubblico e gli stand
VT: Gazebo doppio fortificato modello Palazzo dei Papi di Avignone
Ambientazione
Bologna, Giardini Margherita
Periodo storico
Tarda primavera del 2017
ATTO I° - Venerdì
Il sipario si apre con i due protagonisti E+M che allestiscono il loro gazebo comprato su Amazon due giorni prima. È arancione e fragile, ma alla fine dignitoso (scrivere recensione positiva su Amazon). Di fianco a loro si vede l’ala ovest del gazebo fortificato dei Venditori di Tovaglie, allestimento perfetto, mille tovaglie piegate sui tavoli che lo circondano, ponte levatoio e aria condizionata.
E — Oggi hanno messo pioggia?
M — Sì forse due gocce nel tardo pomeriggio.
E — Ah, ok. Senti ma questi poster dove li appoggio, non vorrei che si rovinassero.
M — Prova a metterli lì dietro.
E — Sì mi sembr (si interrompe)
VT - BUONGIORNO SIGNORA HA PROVATO LA TOVAGLIA ANTIMACCHIA GUARDI OLIO CAFFÈ COCA COLA VEDE NON SI MACCHIA LA LAVA A QUARANTA GRADI E NON LA STIRA SIGNORA
E (rivolto ad un passante che si è fermato a guardare) — Sì ciao queste magliette le progetto io qui a Bologna, vedi questa è fatta in collaborazione con una illustratrice bravissima qui di Bologna che ha realizzato il pattern tropicale che vedi qui apposta per questa t-shirt.
Passante — (annuisce)
E — Sono tutte in cotone biologico, hanno una mano liscissima, senti, cucite secondo i criteri dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro, senza sfruttamento e a basso impatto ambientale, come sai nell’industria tessile per abbassare i prezzi sempre di più sfruttano i lavoratori, le risorse naturali Passante — (continua ad annuire) Hey Lucia vieni a vedere che carina questa Passante 2, avvicinandosi — Uhm sì, dai andiamo passiamo dopo.
Passante 1 — Grazie, magari passiamo dopo.
E — Tieni ti lascio questo (porge un flyer al passante), sul sito trovi tutte le produzioni, c’è anche una newsletter che scrivo io con le anteprime delle nuove grafiche a cui sto lavorando, preordini a prezzi speciali e
VT — TOVAGLIE ANTIMACCHIA SIGNORI SI LAVANO A QUARANTA GRADI E NON SI STIRANO CHE BEL CAGNOLINO SIGNORA COME SI CHIAMA FUFI BEL NOME VENGA A VEDERE ARRIVEDERCI CI SIAMO FINO A DOMENICA MA I PEZZI MIGLIO CI SONO OGGI SIGNORA TOVAGLIA ANTIMACCHIA SIGNORI GUARDATE
Inizia a piovere in scena. Nel Gazebo Zattera E+M si guardano e corrono a prendere i teloni, iniziano a fissarli rocambolescamente al gazebo. La pioggia si infittisce.
E — I POSTER! (sposta i poster al coperto) LE SCATOLE CON LE MAGLIE! Presto! Via via via! Fissiamo meglio i teli con le pinze, dove sono le pinze. Ah merda il telo è lercio. Marco mi passi una pinza? Grazie
M — Una molletta qui Emma, presto!
Nel frattempo i venditori di tovaglie, arroccati nel torrione mansardato, vanno in stand by.La pioggia aumenta e si mischia a grandine. Il gazebo Zattera somiglia sempre più al quadro di Géricault, inizia a piovere dentro, M apre un ombrello mentre E fa defluire un fiume d’acqua che attraversa il retro, dove il tombino è otturato, tenendo sollevato il telone con un piede mentre sposta di nuovo i poster incorniciati e con lo sguardo cerca altre brecce. La pozza d’acqua sul pavimento del gazebo Zattera aumenta.
E — Cazziamo la randa!
La scena rimane sostanzialmente invariata per quaranta minuti.
ATTO II° - Sabato
Sole, caldo, i passanti triplicano.
E (rivolto a M) — Direi che dopo l’uragano di ieri oggi può solo andare meglio.
M — Speriamo
E — Fa un po’ caldino qui sotto vero?
M — Si muore.
E rivolto ad una prospect
— Sì ciao questa borsa fa parte dell’omaggio che ho voluto fare al telefono a rotella. C’è anche la t-shirt uomo in bianco e in giallo, quella da donna invece è più slim fit, con la maniche più corte, e c’è anche questo zaino, comodo perché te lo puoi tenere piegato in borsa e tirare fuori solo all’occorrenza. Sempre cotone biologico, sempre
VT — SIGNORA HA PROVATO LA TOVAGLIA ANTIMACCHIA DI CHE MISURA CE L’HA IL TAVOLO SIGNORA SUL TAVOLO TONDO METTE LA QUADRATA STA BENISSIMO VEDE NON DEVE NEANCHE CANDEGGIARE PENSI AL RISPARMIO
ATTO III° - Domenica
Gli attori ripetono questo pattern di battute per 10 ore e per tutto l’ATTO III° intervallata da alcune vendite.L’opera si conclude con lo smontaggio generale, facce stravolte tipo post maratona, entrano alcuni Ducato Maxi in scena, i venditori di tovaglie si scusano MA SE NON FACCIAMO COSI LA GENTE MICA SI FERMA MI DISPIACE PER I NOSTRI VICINI.
Una cosa divertente che non farò mai più è il titolo italiano di un’opera di David Foster Wallace che ben descrive la mia giornata di ieri in veste di espositore all’East Market di Milano Lambrate, dove ho presentato la nuova Emmaboshi Collection.
Essendo ormai sedici anni che faccio il mestiere di grafico non sono mai stato abituato a fare il mercante in fiera. In questi anni ho imparato a fare il venditore one-to-one, o one-to-few, presentando in maniera chiara il mio progetto visivo al committente.
Già per arrivare a questo ho dovuto faticare e studiare molto attentamente Don Draper presentare le sue campagne di advertising, evitando però di passare tutto il tempo, come Don, a bere Old Fashioned e ad essere turbato. Il mio ring è stato sempre una sala riunioni, un tavolo, delle sedie, alcuni fogli, non un enorme hangar con duecento venditori, tutti evidentemente più scafati di me.
Ad ogni modo, il dado era tratto e anche la Emmaboshi Collection si meritava la sua presentazione in società. One-to-many.
Alle ore otto antimeridiane bisognava essere pronti per allestire per cui la sveglia, a Bologna, è stata puntata alle ore quattro e trenta (sì, hai letto bene). Cinque e trenta caricamento dell’apposita Mégane Scénic del mio compagno di ventura Christian Deligia, col quale avrei condiviso lo stand 2x2,5m.
Christian aveva già partecipato ad una edizione del market, il che lo metteva in una posizione di ‘veterano’ rispetto a me. Per fortuna lui è molto meno ansioso di me.
La via davanti alle due entrate dell’hangar è tutto un brulicare di furgoni, macchine, persone, tutti intenti a scaricare. Inizi a riconoscere gli esperti perché hanno il carrellino, noi da novellini andiamo giustamente a braccia. Immagino nell’era neolitica il primo uomo che inventò la ruota e la faccia di tutti gli altri che sbiancano. Gli altri eravamo noi.
Il nostro loculo è assegnato con dei crocini di gesso tracciati sul pavimento composto da bellissime assi di legno semi distrutte dall’usura. Montiamo tutto e iniziamo a fare conoscenza con i nostri vicini. Tutti positivi e cordiali, si respira aria di fratellanza tra chi si è alzato presto di domenica mattina per tentare la fortuna. Questa cosa, almeno lato mio, ha creato all’istante un senso di appartenenza e di tribù.
Alle dieci il mercato apre, inizia la musica «che dà veramente un tono all’ambiente», come il tappeto di Lebowsky. Un ragazzo dello staff gira per gli stand con un carretto a pedali vendendo caffè, tè, brioche per gli allestitori. Giustissima lettura delle necessità, non ti puoi allontanare dallo stand, ti sei alzato presto, te lo consegno a domicilio. Tornerà con birre nella seconda parte della giornata.
I primi visitatori i sono signori del quartiere, anche anziani, in coppia, a volte con i loro cagnolini, che fanno la passeggiata domenicale. Mi domando se possano essere un mio target, scopro che non lo sono. Non sono il target di nessuno, ma va bene lo stesso.
La folla cresce, nel frattempo provo vari tipi di ordinamento delle t-shirt realizzando che lo stendino in se non è diverso dalla homepage del mio sito (che ti ricordo è emmaboshi.net/shop), ovvero la prima t-shirt dello stendino è la grande immagine che fa da copertina del sito, tutte le successive non sono altro che i blocchi di contenuto che scrollando la pagina ti portano al footer.
Cerco di capire quale grafica stia attirando più curiosità rispetto alle altre, leggendo le statistiche, ovvero lo sguardo dei visitatori, la loro età apparente, lo status sociale, le pagine che seguono su Facebook, tipo di arredamento di casa e altri dettagli che su Google Analytics faccio più fatica ad incrociare.
Inaspettatamente registro che più gente del previsto è attratta dai poster, che mi ero portato dietro come completamento dell’offerta, ma che pensavo in quel contesto di abbigliamento che sarebbero stati semplici gregari. Non conoscevo però il contesto East Market, pensavo fosse 50% vintage e 50% design, invece è un mercato 99% vintage di abbigliamento ma anche arredo, quindi la gente è lì per vestiti e oggetti.
I poster li avevo incorniciati per esporli, sottovalutando che così erano dei begli oggetti già fatti e finiti. Infatti scopro che la gente vuole sì i poster, ma li vuole già incorniciati. «Cado dalle nubi» (cit) e con il mio tipico ritardo mi rendo conto che oltre al bel soggetto, bella carta, bei colori, sono disposti a pagare di più per avere il prodotto finito da appendere, senza lo sbattimento di andare all’Ikea a cercare una cornice.
Perché non ci avevo pensato prima?
Perché sono un grafico, che vive di grafica, e pensa che la grafica basti, trascurando in questo caso le esigenze dell'utente, il quale non ha tempo né voglia di completare un prodotto che acquista. Oggi sono più maturo, ma ieri ho perso almeno quattro clienti disposti a pagare il doppio per avere il poster già incorniciato. A loro ho detto, «Se passi a fine giornata te lo vendo incorniciato, ma ora mi serve da esposizione». «Ok», mi rispondono. Secondo te li ho rivisti?Esatto. Ho esaurito le mani da mangiarmi.
Tutti comunque incuriositi dai poster, chiedono il prezzo e ascoltano volentieri la storia di ognuno di essi (la giraffa, Lucio Fontana, Nikola Tesla, Freak Antoni). In omaggio assistono anche ad un po’ del mio teatrino, che mi sale spontaneo quando ho una storia solida da raccontare.
A tutti lascio il flyer (utilissimo!), perché se non sei cliente oggi magari lo puoi essere domani (con calma eh, senza fretta), da casa tua, o magari ti iscrivi al bollettino, dove di teatrino ne faccio molto. La giornata scorre lentamente, il caos aumenta, il sonno incombe, l’ansia da vendita si insinua nel sistema nervoso. Qualche vendita. Sono le cinque di pomeriggio ma con il mio fuso è già mezzanotte. Ora è il momento di essere freschi perché c’è il picco di traffico. La musica aumenta, trovo non so dove (birra?), una riserva di energia per lo sprint. Passano tanti amici milanesi a trovarmi (vi amo) e alcuni di questi che non posso citare svoltano il mio incasso della giornata. Non smetterò mai di ringraziarli. Altri mi portano entusiasmo, supporto morale e possibili agganci alla realtà milanese. Cose immateriali, che non entrano nel mio severissimo file di Excel, ma sono potenziali strade di business nuovo. Patrimonio immateriale.
Metà degli acquisti sono stati fatti da persone che già conoscevano storie riassunte nella Emmaboshi Collection, l’altra metà l’ha scoperta lì per lì e l’ha apprezzata. Sunto? Racconta tutto, per bene, o lascia perdere. È quello che online cerco di fare da tempo, ora lo farò anche dal vivo nei prossimi mercati, a Bologna 12–14 maggio Giardini Margherita, 19–21 maggio Serre dei Giardini Margherita.
Quindi, tornando al titolo di questo post, non è che non farò più mercati, ma non farò più delle alzatacce alle 4:30 am per parteciparvi. mi auguro.
La giornata volge al termine, gli espositori iniziano a smontare rapidamente e in silenzio, tutti provatissimi. Si chiacchiera, ci si chiede a vicenda com’è andata, riaffiora l’alchimia tribale della mattina.
Scatole, furgoni, fumo, rotelle che sferragliano. Ad un certo punto il nostro vicino di stand, espertissimo venditore brizzolato di vintage che ho studiato per tutto il giorno mi si avvicina, nel capannone ormai deserto, e con un sorriso vero e stanco mi porge una piccola confezione di cartone. Al suo interno un Tronky. Se non è fratellanza questa.
(immagine di me al ritorno, all'area di servizio Secchia Ovest, ore 23:35)