L'evento era al Teatro Duse di Bologna, una location strepitosa che fa il paio con il Cinema Sarti di Faenza, dove ha luogo la Kerning conference).
Prima ancora di prendere posto trovo il valido Andrea De Carolis con il suo side project Bologna Open Device Lab, la stazione bolognese di un movimento mondiale che mette a disposizione di tutti, gratuitamente, la possibilità di testare siti e app su diversi dispositivi contemporaneamente per vedere se funzionano correttamente. Utilissimo per chi, come noi, il web lo costruisce (seppur a livello di umili scalpellini).
Jeremy Keith
adactio.com Lo speaker che stavo aspettando era proprio lui. One web lo vidi a Cesena quattro anni fa e rimodellò il modo in cui approcciavo il webdesign. All'epoca iniziavano a diffondersi gli smartphone e alcuni, presi dalla curiosità, non esitarono ad usarli per esplorare quel mondo magico chiamato vu vu vu.
Nelle grandi companies vigeva la tendenza di fare un sito mobile separato dal sito ‘normale’ per i desktop (il più classico dei quali era m.corriere.it), aumentando complessità, dispersione di energie e difficoltà nella manutenzione. Quante volte capitava di aprire un link che era stato condiviso da mobile e vi trovavate a navigare il sito mobile da desktop? Cioè io non ci dormivo, e tutt’ora, nelle notti di luna piena, ritorna l'incubo di me davanti ad un Cinema Display cento pollici ad aprire un link cruciale che si rivela una colonnina striminzita di pallido testo in un oceano di bianco.
All'epoca Jeremy (partner di una delle agenzie più stimate nel mondo del web: Clearleft), ci spiegò che esisteva, per l'appunto, un solo web. Non un web per i cellulari e un web per i computer. I siti si dovevano adattare fluidamente a qualsivoglia schermo che li visualizzasse. The Dao of webdesign che, pure avendo quattordici anni di età, rimane un must read per chi fa questo mestiere. Ci porta questa citazione
Progressive enhancement is more about dealing with technology failing than technology not being supported. And you can quote me on that. — Andy Hume (@andyhume) 3 Giugno 2013
Avere quindi a che fare con l'errore, il fallimento, l'imprevisto, che c'è, è lì, appena esci dalla porta. http://en.wikipedia.org/wiki/P... (miglioramenti progressivi). Non più solo graceful degradation, cioè progetto per i più capaci poi penso a ridurre per i più fragili, ma progetto per i deboli e poi aggiungo per i (browser) più capaci. Stupendo!
“Be conservative in what you do, be liberal in what you accept from others.” A nice read on form entry UX. http://t.co/sF12FjBCbR — Sasha Laundy (@SashaLaundy) 19 Settembre 2013
Riguarda soprattutto il comportamento delle form, ma si può applicare a tutto (anche alla vita). Dobbiamo abbandonare l’idea che solletica ancora molti webdesigner: o ti do 100% oppure ti becchi zero. Ovvero l'idea alla base della tecnologia Flash (ti ricordi quelle intro animate?) Tutti si devono beccare (scusate il tecnicismo) qualcosa, che è la cosa carina delle feste.
Il resto della conferenza
È stata splendida. Qui trovate la lista dei pregevoli speaker, ma alla fine, io dopo avere sentito Jeremy Keith, ero già a posto.