Tre volte a Parigi e una in Calabria
Pubblicato in Archivio storico, questo l’ho fatto io

Si chiama “parigino”. Chi gli ha dato questo nome doveva conoscermi oppure ha fatto un rapido sondaggio e ha scoperto che se scrivi parigino su un panino hai più possibilità che una certa classe proto-intellettuale notoriamente schierata a battaglia contro i McDonald's, di nascosto, senza farsi notare da nessuno, vinca la resistenza ideologica ed entri ad appropriarsi di un involucro bollente e unto esattamente come tutti gli altri. È quello che ho fatto. Con meno di due euro in 3 minuti e 57 secondi ho introdotto nel mio corpo scorie radioattive, avanzi umani di black-block catturati nell'ultimo G8, interiora di bambini bielorussi e trito di polli infetti da influenza aviaria. Eppure niente. Non mi sento male. Qualcosa che assomiglia a del pane al mais+qualcosa che assomiglia ad una cotoletta di pollo+una foglia di lattuga+maionese che sa di erbe di Provenza - se no che parigino sarebbe - ha oltrepassato la gola, l'esofago, il canale digerente e adesso staziona nel mio stomaco come qualsiasi altro cibo. Il corpo si sarebbe comportato allo stesso modo anche con la salsa di soia no OGM, i riccioli di mais senza sale, il riso al vapore con verdure saltate nel wok, il seitan, una pera sbucciata, 100 grammi di semi di lino! Non riesco a non pensarci. C'è qualcosa di straordinario nella assoluta meccanicità del corpo umano.Ardemagni inoltre ne parla così sul suo blog.
Ancora voglia di leggere?
Fantastico, ti posso proporre Mistico e sensuale di 5504 giorni fa