Era l’estate del 1995, compivo 15 anni a settembre e mi trovavo a Torre Pedrera, una località balneare vicino Rimini in quella che sarebbe stata una delle ultime vacanze che avrei fatto insieme ai miei genitori.

I miei genitori, per farmi svegliare, mi avevano trovato un lavoretto facendomi diventare l’addetto al noleggio pedalò, durante il giorno stavo nel primo ombrellone, sembrava quasi che facessi il bagnino, e dovevo gestire i due pedalò dello stabilimento balneare.

Di sera sì cenavo con i miei, ma poi le vasche sul lungomare le facevo da solo, anzi con i miei amichetti del mare. Oggi mi interrogo su come facevamo ad aggregarci, forse ci vedevamo di giorno al mare, al campetto da beach volley dello stabilimento, oppure c’era una sorta di campo magnetico che ci attirava, fatto sta sta che ci si vedeva la sera sulle 20.30 davanti alla sala giochi. Ragazzi e ragazze di età le più disparate, venivamo da Imola, Erba, Vicenza, Svizzera, tutti lì con i genitori. Una età quindici anni dove ogni individuo si trova in un punto diverso dell'ineluttabile sviluppo, chi è già un marcantonio chi un ranocchietto, chi ha le puppe e chi l’apparecchio.

La nostra sala giochi era una delle settecentomila che sul lungomare da Rimini a Ravenna sono incastonate tra gelaterie, tabaccherie che vendono racchettoni e negozi di abbigliamento. Si sviluppava metà all’aperto a metà al coperto, tutta proiettata verso la strada antistante, che era poi quella che separava la spiaggia dalle case. Oltre ai videogiochi e a quell’hockey da tavolo che si giocava con quella specie di batticarne di plastica colorata, aveva anche sedie e tavolini. Si atteggiava anche un po’ da bar, in quella imprevedibile ibridazione di codici ateco che solo i romagnoli della riviera sanno creare.

Mi trovato proprio in quel momento della vita in cui iniziavo a (di)sperare di incontrare qualcunə che non fosse la mia famiglia. Uno di quei pomeriggi, finito di noleggiare pedalò con una rendicontazione un po’ creativa, prima di tornare nel bollente appartamento in affitto tipico della riviera popolare (muri di cartone, piastrelle scure, letti concavi) per la solita cena con la mia amatissima famiglia (ciao mamma grazie!), dalle casse della sala giochi semi deserta sento provenire una musica strana.

Quel sound (allora non sapevo che esistesse il ‘sound’) era ripetitivo, insistito, incalzante. Bassi enormi, stralci di cantato in loop. Mi alzo e vado dal gestore che si aspetta gli chieda dei gettoni, invece gli chiedo «Scusa chi sono questi?» e lui mi mostra il cd.

In copertina una coppia di bellissimi fricchettoni cammina ai bordi di una strada americana, luce gialla da tramonto, una auto anni 70 gli passa di fianco, pali della luce in prospettiva, foglie di palma che sbucano dal margine superiore. Una strana scritta arabeggiante bianca appoggiata nell’angolo in alto a destra praticamente illeggibile, e per questo ancor più affascinante. Era Exit planet dust dei Chemical Brothers, il loro primo disco, uscito da poche settimane. Il mio primo disco di musica elettronica.

Vidi allora dischiudersi davanti a me il magico portale della musica elettronica, tutto istoriato con bassorilievi fluorescenti. Infilai i miei Oakley ovali da sole tamarrissimi, mani in tasca e ciabatte ai piedi mi misi in posa come il fricchettone e ciabattando attraversai il lungomare di Torre Pedrera facendomi stirare da un risciò impazzito.

Ma veniamo all’elenco puntato più illuminante del web, è da tanto che non ti scrivo per cui ce n’è di trippa:

Breaking news! Nasce il Metodo Boshi*!

Come sai qui nel bollettino parlo poco di grafica e del mio mestiere, perché qui mi piace soprattuto farti fare bella figura con gli amici. Tuttavia questo non vuol dire che la creatività e il metodo progettuale non siano le mia passioni da vent’anni.

Per questo sto creando uno spazio che forse chiamerò Metodo Boshi, e ora sono nella fase in cui vorrei tastare vari polsi tra cui il tuo, per capire se ha senso non solo per me.

Vorrei raccontare come lavoro, il mio metodo progettuale, realizzando alcune dense e per questo brevi, lezioni video che parlino di come indirizzare la creatività e farne un mestiere: il presunto Metodo Boshi. Quando facevo lezione alla Domus Academy e allo IAAD di Bologna vedevo nei ragazzi un enorme interesse non tanto per il software (quello si può imparare anche su Youtube) ma per il mio approccio progettuale, creativo, per fare grafica, per capirla e diventare veri pro. Sto anche pensando a dei momenti dal vivo (via web) in cui facciamo revisione lavori, rispondo a domande, PONGO domande.

  • i ragazzi di Radio Cavone Stereo sono mitici, sono gli stessi del progetto Napoli Segreta, credo. Hanno una passione per le perle nascoste della discografia napoletana funk e già qui siamo a livelli altissimo. Poi hanno realizzato questo video mix retro futurista da paura
  • come sai Simone Biles, la migliore ginnasta del mondo, ha deciso di ritirarsi da buona parte delle competizioni alle Olimpiadi di Tokyo, e come potrai immaginare tanto inchiostro è stato versato per parlare del fatto e delle sue scelte. Quei geni di McSweeneys hanno realizzato questo conciso albero delle decisioni (decision tree) per capire se puoi permetterti di criticare la sua scelta.
  • come funziona l’algoritmo di TikTok? Uno dei più rapidi e aggressivi nel capire le tue più profonde attrazioni. Lo racconta 9to5Mac How TikTok’s algorithm works: A fascinating and disturbing analysis
  • stupendo lo spot Diesel che ha chiamato il televenditore Alessandro Orlando per ricreare una vera televendita per i jeans. Super.
  • a proposito di branding, questo potrebbe essere uno dei contenuti del mondo Metodo Boshi, il look and feel di questi amari italiani venduti in america è bellissimo. Si chiama Faccia Brutto (LOL)
  • la meraviglia di queste riprese aeree accelerate di greggi di pecore
  • BBC sempre over ze top come sappiamo, e infatti il loro trailer per le Olimpiadi è stupendo
  • c’è qualcuno nel mondo che mi ama, questo qualcuno ha trovato un catalogo giapponese di fuochi d’artificio di fine Ottocento, l’ha scansionato, l’ha descritto, l’ha organizzato e ora io mi trovo (forse anche tu) in brodo di giuggiole
  • non so se anche tu come me quando dormi non vorresti sentire lo scooter smarmittato che passa, il camion dei rifiuti, il decorticato che urla al telefono alle 4 di mattina, per questo cercavo dei tappi per le orecchie che funzionassero bene e mi sono imbattuto in questi. Dici che valgono la pena?
  • forse anche tu come me hai conosciuto il tuffatore inglese Tom Daley campione olimpico perché era quello che faceva la maglia sugli spalti. Meno male che l’ho scoperto perché è un tipo fantastico, penso che sia un personaggio pubblico inglese, ha un canale Youtube fatto davvero bene. Bellissimo il video in cui suo marito, dopo avere perso una scommessa con lui, deve tuffarsi dalla piattaforma dei 10 metri. Nice entertainment.


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