Statistiche. Ho un amico appassionato di statistica. Non chiedetemi perchè. Normalmente chi fa l'apicultore, chi si diletta di ornitologia, chi va in sollucchero per la filatelia o la numismatica trova la sua nicchia sociale che suona più o meno così: beh, sai... è un appassionato! Ma se uno è appassionato di statistica... Nella morale comune, capitanata dal fascino letterario e misticheggiante di certi circoli intellettuali, l'appassionato di statistica subisce un ostracismo particolare. Ostracismo che si manifesta indirettamente, facendo leva sui gusti e sulla personalità di chi apprezza sardonico il paradosso di Trilussa. Succede anche a me, che ho le abilità matematiche di un bambino di sei anni svegliato nel cuore della notte dopo una overdose di plasmon, di pensare che la loggia dei matematici abbia un umorismo embrionale e a tratti incomprensibile. Ma ecco la novità. Dopo avere votato (votato Ferrara, se vi preparate a un lancio di ortaggi sappiate che adoro le carote...) incontro un carissimo amico statistic addicted. Hai votato? mi chiede. Ferrara, rispondo, anticipando la domanda seguente. Ah, si? Io invece ho votato Ravenna. Ma che significa? Questo mi domando. Beh, credo di aver capito, con un certo ritardo. Chi si diletta di statistica, spesso azzecca le previsioni e si tiene alla larga da speculazioni moralistiche. Non mi ha giudicato per il mio voto, ma probabilmente già sapeva che la percentuale della lista si sarebbe attestata attorno allo 0,5%. In altre parole, 0,5 italiani su 100 hanno votato Ferrara, che non è solo il corpulento leader anti-abortista, ma anche la città estense. Tradotto in termini individuali, significa che c'è metà della mia persona che è in giro in cerca di identità, e che probabilmente è la metà buona, come nel Visconte Dimezzato di Italo Calvino. Che debba cercare a Ravenna?

Iniziamo?

Vogliamo parlare del tuo progetto? Siamo qui.

Lets gooooooooo