Fiammetta? Ha ragione da vendere Tamp, quando scrive di Fiammetta. In effetti, a me la fiction piace perchè è tale: finzione appunto, anche se dovrebbe essere basata su un rapporto di mimesi (anche ironica o talora grottesca) con la realtà. Quindi non contesto tanto che sia artificioso o falso ciò che accade ai ragazzi dello spot (ti piantano furgone e tastierista in un mezzo minuto, e tu di fatto imprechi, mica ti metti a cantare Bocelli!) ma che i loro imprevisti siano rappresentati come un investimento fiducioso e ottimistico nel futuro. Da qui, la depressione.

Da questo punto di vista è evidente che è l'etica della performance a produrre la depressione. Se in passato ci si misurava con i vincoli imposti dalle strutture sociali e il malessere derivava dal dramma edipico del senso di colpa, ora il problema sembra essere lo scarto tra le proprie ambizioni e la realtà osservata. Un Narciso annegato. Volevi suonare al pub? Invece ti ritrovi per strada.

Eccola la depressione! Parola di Ehrenberg. Invece no, c'è Fiammetta: superba sintesi tra Prozac e Viagra. Normalmente non c'è nessuna Fiammetta, e se telefoni al pub tirando il pacco a due ore dal concerto non ti rispondono certo ammiccando: "Dai, venite, che con le tastiere ci so fare!". Questo spot ha una sensibilità all'americana, che premia chi non si sconforta, laddove mi pare evidente la metafora tra la precarietà della vita del musico di strada e la costellazione stratificata dei lavoratori atipici. Con te partirò? Boh, sarà. Ma dove arriverò? Io non lo so. E neanche Fiammetta. Forse non lo sa neanche Bocelli.

Non potevano cantare Badlands?

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