Ai-pod-nano. Ossia il trionfo del debosciato. Tranquilli, non ho niente contro chi di voi predilige chiudersi nell’ascolto in cuffia, piuttosto che ascoltare (o limitarsi a sentire) le voci della gente, i rumori, il silenzio. A volte è pure meglio! Avete presente le anziane in fila dal medico della mutua? Ecco. Ma a tutto c’è un limite, anche di contesto. Un esempio. Stamane, andavo al lavoro e incrociavo un sedicenne del tipo brufoloso-cavallobasso-sguardoinsofferente. Costui, conducendo la bicicletta senza mani, provvedeva metodico a lussarsi la mandibola nel superbo atto di sbadigliare, e – Mon Dieu – a ritmare a collo teso il ritmo del pezzo che teneva in cuffia. Penserete che per me non abbia diritto di solcare la strada per un fattore estetico? Anche. Tuttavia, dopo aver sottolineato con un colpo di clacson la pericolosità della situazione (morto di sonno, senza mani e in cuffia, l’attenzione cala, presumo…) il debosciato interpreta il segnale (e ce la fa ancora, questo è singolare!) come un atto di rimprovero, o come un deliberato attacco al suo libero arbitrio. Naturalmente, incapace di riflettere in questi termini, grugnisce versi irriproducibili al mio indirizzo, e non contento si avventura in un rituale totemico di gesticolazioni inconsulte. Non ho parole. Anzi, si. Mi fai schifo, o tu bamboccio della strada! Ai-pod-nano o sub-umano?

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