Amo le mie giacche, o si chiamano forse giubbotti? O giacconi? Sai che non ho mai capito la differenza tra giubbotto, giaccone, giacca, cappotto o, come di dice a Bologna, il giachino. Fatto sta che sono affezionato ai miei giachini e mi scoccia parecchio quando succede qualcosa a qualcuno di loro. Ad esempio una delle cose che mi capita più spesso è che si formino dei buchi all’interno delle tasche, cioè alla fodera dentro le tasche. Ci si infilano dentro burri (!) cacao o altre micro cose che rimangono lì in quel limbo, tra il rivestimento esterno del giachino e l’interno, e ci rimangono per anni. Diventano quasi parte del giachino stesso.
L’altra cosa che mi butta giù è quando si rompe quel «coso appeso alla zip che serve a tirare su o giù», non saprei come chiamarlo meglio. Hai presente? Quando succede sto per un po’ senza e tiro su e giù la zip usando solo il 'cosino della zip', quello di metallo, rendendomi immediatamente conto che il «coso appeso alla zip che serve a tirare su o giù», contrariamente a quanto uno potrebbe sospettare, è davvero utile allo scopo. Allora provo alcune soluzioni punk, tipo una graffetta, quelle grandi, risultato: squatter. Intrigante per certi versi, imbarazzante per altri. Provo anche altri oggetti tipo cordini vari, ma il risultato è sempre Mauro Corona.
Proprio qualche settimana fa allora, preso dallo sconforto, ricevo una soffiata anonima: «perché non provi ad andare in merceria? Vedrai che hanno qualcosa».
Vado, non sapendo neanche bene come spiegare la mia necessità di quel «coso appeso alla zip che serve a tirare su o giù», ma la cosa bella è che (al contrario di quel che avviene in ferramenta dove il mio essere maschio bianco etero cis fa subito scattare il ferramentista in modalità 'scontro tra maschi alfa che si scornano per il dominio del territorio', ma tienitelo il tuo territorio, chissene, io voglio solo tornare a casa a guardare Seinfeld) beh dicevamo, sono in merceria dove un commesso gentilissimo, trovandosi di fronte me, ovvero un pacifico esemplare anti-alfa, mi tratta con grande cortesia e al mio «Ciao, stavo cercando quel ‘coso appeso alla zip che serve a tirare su o giù’» lui senza alterare il battito cardiaco mi dice: «Ma certo, una tira lampo, guarda qua». Tira fuori mille tira lampo (una più brutta dell’altra, ma questo è un altro discorso).
Disarmato dalla quantità di precisione racchiusa in un termine così lineare e chiaro come tira lampo, mi tuffo sul bancone e lo abbraccio fortissimo (senza consenso, sorry) ringraziandolo in lacrime di avermi fatto scoprire una parola così precisa e concisa per indicare tutta la serie di emozioni complesse che il «coso appeso alla zip che serve a tirare su o giù» porta con sé.
E tu invece? Qual è quella parola precisa che da quando l’hai scoperta hai potuto evitare di fare quei giri pindarici di parole tipo questo che sto scrivendo in questo preciso momento?
Scrivimelo! :-)
Nel frattempo passiamo alla lista numerata più concisa del webbe:
- ho pubblicato il progetto di identità visiva che ho realizzato per nuna, una guida tascabile sostenibile composta da 52 carte illustrate da 7 illustratrici italiane bravissime. Guarda il progetto completo.
- come sai ogni domenica su Instagram parlo di loghi con la Sunday Logo Review. Se non sai di cosa parlo ho realizzato un microvideo che te lo spiega.
- a dicembre scorso ho fatto un talk al Freelance camp in cui raccontavo per sommi capi qual è il mio metodo per preparare e presentare un’offerta. Guarda Il Metodo Boshi: strategie di un graphic designer freelance per combattere la mediocrità (17 minuti).
- Dal 14 febbraio siamo in 2 in studio, c’è anche Camila che ha iniziato il suo tirocinio! Qui ho scritto un post per presentartela.
- i libri, insieme ai giubini, sono una mia grande passione. Non solo romanzi, ma anche oggetti libro estetici come libri di fotografia, grafica e come il nuovo libro auto-foto-biografico di Spike Lee. Ho fatto un video in cui te lo mostro, il libro ha anche un font custom in copertina ispirato all’anello Love/Hate di Radio Raheem.
- Infine ho fatto anche il mio primo mini tutorial gratuito in cui ti mostro come creare una texture da una fotografia per dare personalità ai tuoi progetti grafici.
- La collabo tra Gucci e «il tipo che ammirava i treni inglesi su TikTok» prosegue con questi contenuti legati alla Milano Fashion Week appena trascorsa. In questo episodio, sul TikTok ufficiale di Gucci, si vede il giovane inglese che arriva a Milano tutto contento con il suo monopattino rosa e va alla sfilata di Gucci (qui la versione su Instagram, perché lo so che non hai TikTok o lo usi controvoglia perché insomma i balletti e le smorfiosettə quando invece io ci trovo sempre del content interessante, tipo falegnami romagnoli che ti mostrano come realizzano una scacchiera, oppure il meme uobada, uobada, uiiiiiii. No a parte gli scherzi poi un giorno che ci vediamo ti faccio la mia arringa a favore dei creators di TikTok).
- Come sai (mi piace iniziare con «Come sai») Mateusz Urbanowicz è un illustratore che vive a Tokyo da parecchi anni. Ha pubblicato un libro diventato culto (nella mia bolla, ma magari anche nella tua) che si chiama, l’avrai sentito, Botteghe di Tokyo, dove ha illustrato minuziosamente le facciate, guarda caso, delle botteghe storiche di Tokyo. Sì c’è anche una mostra Tenoha a Milano, ma qui ti vorrei segnalare il suo canale YouTube dove ti fa vedere come disegna passo dopo passo.
- La figata di paint.withdiagram.com è che ricrea sul web l’interfaccia di MacPaint, un raster graphics editor developed by Apple Computer and released with the original Macintosh personal computer on January 24, 1984. Ricordo che mio zio Pasquale possedeva (possiede) un Macintosh originale e ricordo anche che i primi esperimenti grafici (si parla boh, dell’inizio anni Novanta?) li feci lì. La differenza rispetto a questo è che i pixel sul Macintosh del 1984 erano grandi come acini d’uva invece ora è tutto sharpissimo.
- Alcune foto del International Landscape Photographer of the Year del valgono la pena di una visita su questo sito incredibilmente sciatto dal punto di vista dell’interfaccia grafica. Cioè ma come si fa? Forse è un sito farlocco dài.
- Uno dei miei meme fotografici preferiti si intitola «unbothered. moisturized. happy. in my lane. focused. flourishing» e ogni volta che leggo queste parole mentre guardo questa immagine, non so come mai, ma mi si sbloccano tutti chakra.
- Chrome ha aggiornato la sua icona, apparentemente di poco, ma se se guardi questo thread di uno degli autori scopri quanta cura si può mettere in una piccola icona.
- poi ti lascio con questo sito incredibile, che visualizza, alla maniera brutalista e hipster che va adesso, delle semplici statistiche tipo quanti Big Mac o quante Adidas vengono prodotte all’anno.