In queste settimane folli mi sento fortunatissimo. Sto lavorando come un matto, macinando come un treno, saltando da una call all’altra, usando Meet, Hangout, Zoom, Skype, Whatsapp, Trello, Basecamp, Teams, Slack, Harvest, ho addirittura acquistato Microsoft Office, sto impaginando e imprecando in Google Documenti e Presentazioni.

Per tracciare il mio tempo su Harvest mi trovo in difficoltà quando sto facendo una call e nel frattempo sto anche portando avanti un altro progetto. Mi tocca tracciare sia il tempo della call che il tempo del progetto sull’altro, di fatto generando una curva spazio temporale quadridimensionale che rischia di invertire il senso di rotazione della Terra. Un’ora sulla Terra può diventare un'ora e mezza del mio lavoro. Boom.

E la scuola, quanto mi manca la scuola (di mia figlia), ricordo quando il suo luogo fisico (della scuola) era separato dal mio luogo di lavoro. Mi ricordo quando accompagnavo Teresa a scuola, lei ci passava otto lunghissime ore, si divertiva, si annoiava, si mangiava le unghie senza che io le dicessi TERESA VIA LE MANI DI BOCCA. Ora la scuola è qui in casa, e i maestri siamo noi. E mentre con un lobo frontale pensi a quel preventivo, con l’altro cerchi di capire come funzionano gli esercizi online sul sito della casa editrice Pearson, il registro elettronico, Classroom, DocHub e finisce che mandi il preventivo nella chat delle mamme.

Ma vogliamo parlare dell’identità digitale delle case editrici scolastiche? Le loro versioni digitali dei libri? Avrei voluto raccontarti meglio cosa vuol dire farei i compiti su queste ‘piattaforme’ ma mi viene la tachicardia ogni volta che ci provo.

E poi mangiare sempre a casa, colazione pranzo cena colazione pranzo cena l’aperitivo in casa, sad_trombone.mp3 :-(

A parte questo in realtà sto facendo una marea di cose super belle che mamma mia, lo dico sempre ai miei studenti IAAD, a costo di sembrare un qualsiasi nonno Mario che biascica la paternale: scegliete un lavoro che vi piace e lavorare diventerà una figata. Guardate me! Ilarità generale. Per questo ti dicevo all’inizio che mi sento fortunato.

Spero che anche tu stia bene e che le cose si stiano girando, ma ciancio alle bande, ecco la lista più sanificata del webbe:

  1. Abbiamo tutti visto le foto dei Navigli, l’aperitivo, lagggente vicina, un fotografo danese si è preso la briga si spiegare e mostrare come la prospettiva (e la lunghezza focale) di una fotografia possa modificare radicalmente la percezione. Certo niente di nuovo, ma è sempre interessante un ripasso
  2. In questi tempi di video call dopo video call non possiamo non notare i diversi fondali di ognuno, chi ha un muro, chi un mobile, chi una porta ecc. Naturalmente io sono mesi che ormai curo lo sfondo, ho pure comprato una webcam esterna per una maggiore nitidezza. Come le app di comunicazione remota, come Basecamp, Slack, Teams ecc sono il corrispettivo virtuale dello spazio ufficio, e quindi la sua qualità migliora il lavoro, sono persuaso che anche la qualità della immagine video nelle videochiamate aiuti a comunicare meglio. Vabè questo per dire che mi sono imbattuto in un account twitter che commenta e vota gli sfondi delle videochiamate: @ratemyskyperoom
  3. Fortunato Depero è uno dei miei artisti preferiti. Istituto Barlumen è una realtà milanese che produce figate audio (Razione K su Rai Radio 3, La fabbrica di polli sempre Radio 3, Chiedo Asilo Radio 24 i miei preferiti) capirai perché ti voglio segnalare il loro radiodramma My name is Depero «Grazie alla grande mole di materiale conservato nel Fondo Depero al Mart, museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto è stato possibile ricostruire con precisione i due anni americani di Depero mettendoli in scena in forma di flashback.»
  4. Sto ascoltando Antifragile. Prosperare nel disordine di Nassim Nicholas Taleb su Audible, è super interessante, seppure lungo e complicato, per capire la sua teoria sull’antifragilità cioè (credo) la capacità di un progetto, un programma, un individuo di non solo «modificarsi a fronte di sollecitazioni, fattori di stress, volatilità, disordine», ma addirittura trarne giovamento.
  5. Ogni tanto mi guardo a spizzichi e bocconi dei vecchi Mai dire gol degli anni Novanta
  6. Sto riguardando Boris da quando l’hanno messo su Netflix, e ho apprezzato molto questo backstage. Che serie meravigliosa, davvero da lacrime ancora oggi. Che personaggi.
  7. Il videoclip di Sports dei Viagra Boys, è talmente semplice ma potente che mi ha tenuto incollato fino alla fine. È ambientato in un campo da tennis, ti dico solo questo. Guardalo
  8. Per il resto ho visto The Last Dance, la serie TV in 10 episodi su Netflix sulla dinastia di Michael Jordan e dei Chicago Bulls nel basket americano degli anni 90. Ti dico solo che è la serie più vista su Netflix Italia, più della Casa di carta, magari l’hai anche già vista.

Iniziamo?

Vogliamo parlare del tuo progetto? Siamo qui.

Lets gooooooooo