Qualche giorno fa (o erano settimane fa?) ero in salaborsa (la biblioteca più bella del mondo in cui sia mai stato, a parte la British Library dove però ero talmente in imbarazzo per quanto era bella che non ho toccato niente), fatto sta che ero in salaborsa, dicevo, e mi è capitato fra le mani il New York Times Magazine, la rivista settimanale del NYT. Non solo è una bellissima pubblicazione da guardare, foto pazzesche, layout perfetti, stile tipografico da urlo, ogni numero sempre diverso (per farti un'idea più precisa guarda questo post di Slate), ma ha anche degli articoli super interessanti.

Il numero che mi è capitato era dedicato alle Olimpiadi invernali, da sempre considerate Olimpiadi minori rispetto a quelle estive perché (all'apparenza) meno spettacolari. Qualcosa avevo già visto online dalle mie varie fonti che parlano di grafica, parlavano dell'audace utilizzo di un font stranissimo, che poi ho scoperto essere stato disegnato da Henrik Kubel di A2-Type (un type foundry da urlo), dai titoli scritti in verticale, dall'uso violento del bianco e nero e dalle foto meravigliose di sport invernali.

Con l'intento di 'guardarlo' sono finito a 'leggerlo', perché, quando tutto è ben progettato, grafica e contenuto diventano una cosa sola e ti risvegli solo quando sei già a metà del primo articolo.

Ho aperto a caso una pagina e ho letto un articolo sul dramma nascosto del pattinaggio di velocità, quegli atleti vestiti da marziani che si rincorrono sulla pista di ghiaccio. Lo scriveva un norvegese, o svedese, insomma uno scandinavo che diceva che al suo paese lo speed skating era uno sport nazionale, quando c'erano le gare si fermavano le attività e si seguivano alla radio o alla tv i tempi, le cronache, le gesta. Quello che mi ha colpito di più però dell'articolo è stata una sua considerazione (tradotta barbaramente da me, mi perdonerai):

Mentre i movimenti di un pattinatore delle lunghe distanze possono essere simili a quelli di un ballerino, lo stile di un pattinatore, al contrario di quello di un ballerino, è prima o poi destinato a disintegrarsi, dal momento che a un certo punto, quando l'acido lattico si insinua nei muscoli delle cosce, il pattinatore diventa così esausto da non riuscire più a fare movimenti eleganti.

È quando questo sforzo diventa esplicito che il pattinaggio di velocità passa da sport a dramma. Improvvisamente, la battaglia interiore del pattinatore diventa visibile all'esterno, la sua volontà contro il corpo, il corpo contro il cronometro, il tutto messo in scena davanti allo sguardo di migliaia di persone, trasformando gli ultimi spasimi del corpo in una sfida contro l'umiliazione, contro il non farcela più, contro la non eleganza, contro il non essere più in grado di pattinare.

Non è stupendo? Voglio dire, sia la cosa in se sia come è raccontata? Fatto sta che grazie a questo articolo, da quel giorno, ogni volta che guardo un sport, riesco a capire che tutto quello che sta facendo l'atleta (o il giocatore) in quel momento, lo sta facendo sotto la pressione maledetta della fatica, dell'acido lattico e della folla. Non è una cosa niente. Tu ci avevi già pensato?

Per fortuna questi del NYTmag sono talmente fighi che anche il loro sito è fighissimo, quindi puoi leggere l'articolo The Hidden Drama of Speedskating in un bellissimo layout web, e puoi così vedere l'incredibile font che hanno usato per i titoli, che, ti giuro, che ogni volta che lo rivedo, ho un brivido di piacere (lo so, non sono del tutto normale, ma poi cos'è la normalità).
Ho poi scoperto che Magculture, un sito dedicato agli appassionati di grafica dei magazine in giro per il mondo, ne ha parlato di questo numero in suo post.

Basta pipponi, veniamo al sodo:

  1. Ho riassunto in un post i miei dodici anni di grafiche per la musica di Umberto Maria Giardini, aka Moltheni, aka Stella Maris in Io e Umberto Maria Giardini.
  2. Nell'ultimo bollettino ti ho citato la Scena delle ingiurie della Gatta Cenerentola senza linkartelo. Ecco il link. Nota per la comprensione: chianella sta per 'scarpa'.
  3. Video un po' nerd che spiega come fanno a volare e muoversi i droni. Così potrai fare bella figura con tuo nipote al suo compleanno.
  4. La genialata della Diesel che ha aperto un negozio finto in cui vendere dei suoi prodotti tarocchi firmati Deisel che però erano Diesel originali con solo il logo diverso. Qui la spiega.
  5. Esistono questi che si chiamano Pizza Basterds che fanno recensioni in video di pizzerie. Già la cosa di per se è da «Wow che scoppiati», in più hanno anche una sigla video bella. Mi piace guardarli per capire quanto in profondità si può andare sulla morbidezza dei cornicioni, la tipologia di farina e il tempo di lievitazione. I video son davvero ben fatti e loro dei nerd da paura. Guardare per credere. Bravi tutti.
  6. Vedere Bruno Munari in video che gioca, spiega, lavora con dei bambini è davvero stupendo.
  7. Non è male neanche questo video integrale dei Portishead al festival di Glastonbury nel 2013. Mamma mia.
  8. Quando vado a pranzo a mangiare nei posti che fanno le offerte per pranzo, le offerte menu fisso, le offerte menu a catena, paghi quelli che lasci, paghi quello che mangi insomma non ci capisco mai una mazza e finisce che pago sempre il doppio. Quando ho visto questo sketch del SNL mi sono molto identificato.

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