Successe tante cose, ad esempio ho visto Fedez che sbucciava una mela peggio di come potrebbe farlo uno scimpanzé. Sì lo so dovrei mantenere il mio ruolo di sapientone che non si insozza con la narrazione del costume popolare, invece da qualche tempo mi sono imboscato in mezzo ai nove milioni di persone che seguono su Instagram Chiara Ferragni. A parte vedere lei che vola a Los Angeles, lei che fa una festa in piscina, lei che non sa che borsa scegliere, lei che ha degli occhiale da sole nuovi, mi sono visto anche «la Dichiarazione all'Arena di Verona» (che ha superato eni sondaggi a grandi falcate la «Dichiarazione dei diritti dell'uomo»), seguita dal loro viaggio d'amore alle Hawaii. Ecco dove ho avuto l'occasione di vedere lui sbucciare quella mela. Alla fine devo ammettere, ma rimanga tra noi, che quel momento all'Arena di Verona è stato toccante. Praticamente era come vedere uno spezzone di Beautiful ma sul telefono (Orsù, tutta questa parte è da riscrivere in chiave snob sennò che figura ci faccio, NdA).

Già da un po' invece sto seguendo questa cosa dei bot. Non ovviamente i Buoni Ordinari del Tesoro, titoli di credito emessi dal Tesoro al fine di finanziare il debito pubblico nel breve termine (l'ho incollata), ma bot come abbreviazione di robot, inteso come un programma autonomo che nei social network fa credere all'utente di comunicare con un'altra persona umana (ahah anche questa l'ho incollata). Dei bot nella mia bolla se ne fa un gran parlare. Non ricordo quale azienda dei trasporti americana ne usa uno per fornire gli orari degli autobus agli utenti:

  • Utente: «Sono qui» (manda posizione GPS)
  • Bot: «Il 36 passa fra 3 minuti, il 21 fra 5 minuti, tua nonna ti manda un poke»
  • Utente: «Grazie! Salutami tua sorella»
  • Bot: «Presenterò»

Come sempre le cose un po' tech e un po' human mi attirano, ma hai voglia ad aspettare di progettarne uno per lavoro. Ci vuole il cliente illuminato, il team illuminato, il budget abbagliato e sai noi giovani non abbiamo tempo da aspettare. Allora sono partito ad immaginare, è gratis! Che senso dare al mio primo bot? Troppo ambizioso pensare di fare una cosa di pubblica utilità (service design) o con fini commerciali (ecommerce conversazionale), ci vuole poesia, o nonsense. E poi che soddisfazione fare una cosa solo per il lol, per imparare, per esplorare e per pavoneggiarsi con gli amici di penna.
Poesia. Chi ha un coefficiente altissimo di poesia e un apparente sapore nonsense allo stesso tempo? Franco Battiato! Quanto mi piace, e quanto l'ho ascoltato.

Improvvisamente un giorno ho pensato che sarebbe stata una figata pazzesca (valutazione emersa dopo un approfondito business model canvas) fare un bot che parlasse come Battiato, oracolare, sibillino, automatico. E come si sarebbe potuto chiamare questo bot? Beh Franco Bottiato!

Così l'idea c'era, mancava la tecnologia. Ho messo tutto in freezer per qualche mese fin quando non ne ho parlato con il prodigioso Francesco Zaia, che unisce in se la giusta quantità di battiatesimo, follia, entuasiasmo, intelligenza e tecnica. Da questa unione civile è nato Bottiato.

Non mi dilungo su tutto quello che è stato costruire la personalità di un software affinché si comporti non solo come una persona, ma come un danzatore sufi di Catania, magari un giorno se ci vediamo ti racconto meglio davanti ad un te caldo menta e pinoli, oppure scrivo un post sul blog

Non ti resta che provarlo. Visita la pagina Facebook facebook.com/francobottiato e invia un messaggio per fare partire la magi

Voglio vederti chattare.

Iniziamo?

Vogliamo parlare del tuo progetto? Siamo qui.

Lets gooooooooo