Liceali. Sono tra noi. In TV. Sui giornali. Le riviste di moda propongono abiti per adolescenti, che se indossati su modelle venticinquenni sembrano spiritosi e scanzonati. Ma sugli adolescenti no. Su di loro quegli abiti parlano di hot dogs, di apparecchio per i denti e di chewing gum al triplo gusto fragola-dentifricio-vodka al melone, biascicata al centro commerciale inveendo per l'ennesimo rimprovero del professore ex-sessantottino. E quelle felpe con le stelline! Sarà già in galera chi le ha pensate e realizzate? E quel pregiudizio taoista per cui anche in chi è cattivo c'è qualcosa di buono? Ma dai! Cos'è la confraternita del Franti? De Amicis che colonizza Fante? Non ci posso pensare. Stasera c'è l'ultima puntata de I liceali. E dopo averli criticati in pubblico e seguiti (avido) in privato, divorando pop-corn (ve gustaria!) e centellinando un brandy dovrò salutarli. Già, perchè sono accattivanti quegli stolti, convenzionalissimi, superficialissimi bastardi. E se qualcuno di noi prossimi ai 30 riesce a non guardare un adolescente con nostalgia (del resto non è poi passato troppo tempo...), a volte ne parla sprezzante, quasi a sottolineare che - in un lasso di tempo relativamente breve - è diventato un adulto fatto e finito. Diverso da loro. E loro, del resto si sa come sono. Brutti. Sporchi. Conformisti. Volgari. Sarà per questa sfilza di luoghi comuni, che fiction e film sui liceali vanno via come il pane?

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