Gelato. Post estivo, mi rendo conto. Il vostro Lord è allergico al gelato. Non che mi abbia mai gratificato molto, del resto. Eppure, ogni volta che tentavo di mangiarne uno dal gusto allettante, finivo ignominiosamente la serata fra febbri, conati e sintomi meno decorosi da descrivere in rete. Da qui la scelta, drastica ed inequivocabile. Niente più gelato. La riflessione ontologica è interessante. Pur avendo detto no al gelato (Diversamente da Francesca di Valsoia, che si limita a dire no al colesterolo) non ho espunto l’inquietante alimento dalle mie riflessioni. Per esempio, stamane, entrando al bar, sento commentare da alcuni avventori una notizia del telegiornale: “Il caro petrolio fa lievitare i prezzi del gelato”. La notizia solleva un coro di voci perplesse, di sopracciglia che si sollevano sulle fronti corrugate. Che c’entra il caro petrolio col caro gelato? Non ci credo! Non viene in mente il confezionamento dei gelati industriali? Pazienza. Ma almeno il trasporto delle materie prime, immaginavo di si. O gli eccentrici avventori sospiravano il tradizionale e gustosissimo gelato al cherosene?

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